Racconti e impressioni dai due corsi di introduzione al mondo del lavoro per migranti

Apr 20, 2021

I due corsi di formazione per migranti organizzati in Italia all’interno di MIraGE sono stati l’occasione per un vivace scambio tra esperienze e mondi diversi.

F. sorride alla webcam e, candidamente, racconta che “lavora un po’ in nero”. L. ha lavorato nel confezionamento di pomodori. R. frequenta un corso universitario per mediatori culturali. G. ha fatto tantissimi lavori, ma non ha mai usato il curriculum. Y. è in cassa integrazione. B., grazie a un tirocinio, ha imparato l’arte della panificazione e non vede l’ora di mettersi alla prova come pizzaiolo. D. ha fatto il magazziniere, da quando è disoccupato cerca di continuare a formarsi, anche per mantenere il suo livello di italiano. E. racconta che la madre è appena stata licenziata dal suo lavoro di badante perché malata di Covid-19. B. sdrammatizza raccontando le sue rocambolesche avventure quando faceva la cuoca, come quella volta che si è trovata a cucinare per un’intera squadra di calcio. Anche T. ha sempre lavorato nella ristorazione, ma ora – è un periodo nero! – sta cercando nuove strade, seguendo un corso da babysitter, e uno in Croce Rossa per fare volontariato. M., laureato e con un master, è disoccupato da due anni e si definisce “molto formato, ma molto sfortunato”.

Sono solo alcune delle storie di vita e di lavoro – a volte cercato, altre sognato, altre ancora perso… – dei 45 partecipanti ai due corsi di introduzione al mondo del lavoro indirizzati a migranti, organizzati da Lai-momo nell’ambito del progetto MIraGE (Migrant Integration for Growth in Europe). I due cicli formativi, realizzati a febbraio e marzo 2021 da formatori dell’area orientamento, formazione ed accompagnamento al lavoro di Lai-momo e Abantu (Francesco Ranieri e Chiara Ricchi), avevano l’obiettivo di fornire ai partecipanti risorse pratiche, strumenti e orientamento per prendere contatto e integrarsi nel mercato del lavoro italiano. Un obiettivo apparentemente ambizioso, nel poco tempo a disposizione (tre mezze giornate per ogni corso), ma che ci sembra di avere raggiunto: un’impressione confortata dai giudizi ottimi che emergono dal questionario di valutazione compilato a fine corso (la stragrande maggioranza lo ha giudicato utile o molto utile), ma soprattutto dall’atmosfera di dialogo e scambio che si è instaurata tra formatori e corsisti. Che si parlasse di settori di lavoro, contratti, lavoro legale e illegale, curriculum o colloqui di lavoro, gli interventi sono stati molti, le esperienze raccolte diverse e stimolanti.

Originariamente (il progetto è iniziato nel 2019) i corsi si sarebbero dovuti svolgere in presenza, ma, come ormai ci siamo abituati per ogni attività da un anno a questa parte, sono stati trasferiti online. A fronte delle difficoltà e limiti dell’interazione online, ci sono stati anche indubbi, e in parte inaspettati, vantaggi. Primo fra tutti, la possibilità di raggiungere più persone, anche fuori dai circuiti conosciuti e dal contesto locale. Poco più della metà dei partecipanti era residente a Bologna o dintorni: gli altri si collegavano da altre parti d’Italia (Roma, Perugia, Messina, Genova…) e persino da fuori dai confini nazionali: J. fa l’insegnante a Yerevan, in Armenia, desidera trasferirsi in Italia ed è avida di notizie sul mondo del lavoro da queste parti; R. invece, qualificatissima e con un italiano impeccabile, segue il corso da Skopje, in Nord Macedonia, e vorrebbe venire in Italia per insegnare ai migranti.

“Aprire” il corso ai partecipanti fuori dal contesto locale o regionale non è stato un passo ovvio o preso alla leggera: i formatori, esperti e abituati ad avere a che fare con il contesto bolognese e emiliano-romagnolo, erano inizialmente restii. Il dubbio era di non potere dare informazioni utili a chi vive in contesti lavorativi che possono essere completamente diversi (quante e quali agenzie del lavoro ci sono a Messina? E quali sono i settori di lavoro più appetibili a Perugia?). Poi le iscrizioni sono arrivate da ogni dove, la sfida è stata accolta e il risultato è stato assolutamente positivo, di sorprendente arricchimento reciproco. Da un lato, per i partecipanti era interessante scoprire le possibilità presentate da contesti meno conosciuti (aprendo anche alla possibilità di futuri spostamenti), dall’altro lato, per i formatori è stato possibile imparare cose nuove, proprio dai racconti dei corsisti. “Quando parliamo di logistica parliamo sempre di Interporto perché è quello che conosciamo, ora finalmente abbiamo esempi diversi, sentiamo esperienze diverse – sentire cosa succede al Porto di Genova ci ha dato tanti spunti e idee!” dice ad esempio Chiara Ricchi.

Mondi diversi, diverse formazioni, diversi livelli di conoscenza dell’italiano… la varietà dei partecipanti, che si è presentata all’inizio come una sfida, è stato il vero elemento caratterizzante e il motore di questo momento formativo, in cui esperienze, osservazioni e racconti si intervallavano alle presentazioni dei due formatori.

(Questo articolo è stato originariamente pubblicato sul sito di Lai-momo)

Photo by Eloise Ambursley on Unsplash

This project was funded by the European Union’s Asylum, Migration and Integration Fund. The content of this document represents the views of the author only and is his/her sole responsibility. The European Commission does not accept any responsibility for use that may be made of the information it contains.

info@mirageproject.eu

This project was funded by the European Union’s Asylum, Migration and Integration Fund. The content of this document represents the views of the author only and is his/her sole responsibility. The European Commission does not accept any responsibility for use that may be made of the information it contains.